Decreto Liquidità
Attivate le procedure per la richiesta dei prestiti fino a 25.000 euro.
Dopo il via libera della Commissione Europea sul decreto “Liquidità”, è stato definito e pubblicato il modulo per avanzare l’istanza per l’attivazione della garanzia dei micro prestiti cui le piccole e medie imprese ed i professionisti possono accedere per poi ottenere un finanziamento massimo di 25.000 euro entro il prossimo 31 dicembre 2020.
Il finanziamento, che comunque deve essere richiesto alla propria banca, è disciplinato dall’art.13, lett.m) del DL n.23 dell’8 aprile (c.d. decreto “liquidità”), e prevede la possibilità di richiedere un prestito assistito da garanzia rapportato al 25% dei ricavi registrati nell’ultimo bilancio del 2019 (ove già approvato nel 2020) ovvero dei ricavi desumibili dall’ultima dichiarazione fiscale (ricavi 2018 essendo l’ultima dichiarazione quella presentata nel 2019), con un massimo di 25.000 euro.
Se, per esempio, ho registrato, nel 2018, 60 mila euro di ricavi, potrò richiedere un prestito garantito di 15 mila euro. Il massimo del prestito (25 mila euro) può essere richiesto ove i ricavi registrati siano uguali o superiori a 100 mila euro.
Occorre chiarire, però, alcuni aspetti fondamentali:
- La garanzia per questi prestiti non ha alcun costo diretto, è nella misura del 100% ed opera in favore degli istituti di credito e NON dell’impresa beneficiaria; ove, quindi, per qualsiasi motivo, il prestito non venisse in tutto o in parte rimborsato alla banca, solo questa è garantita ed il “Fondo Piccole e Medie Imprese” rimborserà l’istituto di credito e, successivamente, si rivarrà sul beneficiario per il recupero delle somme;
- Per ottenere la garanzia occorre rilasciare alcune dichiarazioni sotto forma di “dichiarazione sostitutiva” ex DPR 445/2000 tra le quali anche quella di “aver subito un danno” dalla situazione emergenziale legata alla diffusione del COVID-19;
- Il prestito viene erogato dalla propria banca che si interesserà anche di inoltrare l’istanza per l’attivazione della garanzia presso il “Fondo Piccole e Medie Imprese”; il decreto prevede il rilascio automatico e gratuito della sola garanzia e non impone alle banche l’erogazione dei prestiti; in teoria, essendoci la garanzia totale dello stato, le banche potrebbero soprassedere sulla valutazione del cosiddetto merito creditizio ma ciò è un aspetto discrezionale che comunque l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) sta cercando di disciplinare con una circolare indirizzata a tutto il sistema bancario;
- Il prestito, ove concesso, deve essere restituito entro sei anni con possibilità di usufruire di 24 mesi di preammortamento (in pratica i primi due anni si pagano solo gli interessi e nei successivi 4 anni si restituisce il prestito in rate comprensive di capitale ed interessi);
- Il prestito HA UN COSTO per interessi da riconoscere alla banca da parte dell’impresa beneficiaria; il decreto però fissa dei paletti massimi per cui, in base agli attuali livelli interbancari di remunerazione del denaro e di spread massimo applicabile, i tassi dovrebbero oscillare tra l’1,20% ed il 2,00% annui;
- In base al combinato disposto di alcuni articoli dello stesso decreto (anche se nel merito si attendono espliciti chiarimenti che potrebbero arrivare anche in fase di conversione in legge), tali prestiti potranno essere utilizzati per il pagamento dei dipendenti, per investimenti e come capitale circolante (nella pratica quasi tutto ad eccezione della remunerazione del capitale di rischio e del rimborso di autofinanziamenti).
Per ulteriori chiarimenti non esitate a contattare lo Studio Liuni.
Bonus Renzi: si passa dagli 80 ai 100 euro in busta paga
Il Consiglio dei Ministri nella seduta notturna del 23 gennaio scorso ha approvato il decreto attuativo che riduce il carico fiscale di lavoratori e lavoratrici dipendenti aumentando il cd bonus Renzi.
Si passerà dagli attuali 80 euro a 100 euro al mese per chi guadagna fino a 28 mila euro, per poi ridursi con un doppio sistema di “abbassamento graduale”. Dopo i 28 mila euro e fino ai 35 mila, la riduzione delle tasse calerebbe in modo graduale, fino ad arrivare a 80 euro al mese; oltre i 35 mila euro scenderebbe ancora fino ad arrivare a zero.
Queste le nuove fasce per i lavoratori beneficiari che passeranno dagli attuali 11,7 milioni a circa 17 milioni a partire, in via sperimentale per il 2020, dal prossimo mese di luglio:
• il bonus di 80 euro aumenta a 100 euro mensili per chi ha un reddito annuo da 8.200 euro fino a 26.600 euro lordi
• chi percepisce un reddito da 26.600 euro a 28.000 euro annui, beneficerà per la prima volta di un incremento di 100 euro al mese in busta paga
• per i redditi a partire da 28.000 euro, si introduce invece una detrazione fiscale equivalente che decresce fino ad arrivare al valore di 80 euro in corrispondenza di un reddito di 35.000 euro lordi
• sopra i 35 mila euro lordi l’anno, l’importo del beneficio continua a decrescere fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40 mila euro di reddito.
Nuovo regime forfetario: ancora dubbi sull’entrata in vigore dei nuovi limiti
Con la entrata in vigore della Legge di Bilancio 2020 è stato modificato il regime dei contribuenti forfettari prevedendo, oltre al limite dei compensi/ricavi di € 65.000 annuali, due ulteriori e stringenti requisiti. In particolare, per accedere al regime agevolato, occorre non aver sostenuto spese per lavoro accessorio, dipendenti, collaboratori, etc, per importi lordi superiori ad € 20.000 e, inoltre, non aver percepito nell’anno precedente, redditi di lavoro dipendente o assimilati per importi superiori ai 30.000 euro.
Ma queste nuove strette sono immediatamente applicabili già a partire dal 1^ gennaio 2020?
Secondo alcuni fiscalisti (tesi questa sostenuta anche dallo Studio Liuni) la fuoruscita dal regime forfettario, in presenza dei nuovi limiti, slitterebbe al prossimo anno e ciò in quanto:
- lo Statuto dei contribuenti prevede almeno 60 giorni tra l’approvazione di una modifica normativa e la sua applicazione (in questo caso visto che la Legge di bilancio è stata approvata a ridosso del 31 dicembre, i due mesi richiesti non sono pervenuti);
- La Circolare n.9 del 10 aprile 2019 dell’Agenzia delle Entrate precisava che “in considerazione della pubblicazione della Legge di bilancio 2019 nella Gazzetta Ufficiale 302 del 31 dicembre 2018 e in ossequio a quanto previsto dell’articolo 3, comma 2 della Legge 212 del 2000 (Statuto dei diritti del Contribuente) qualora alla predetta data il contribuente si trovasse in una delle condizioni tali da far scattare l’applicazione della cause ostativa in esame già a partire dal 2019, lo stesso potrà comunque applicare nell’anno 2019 il regime forfettario ma dovrà rimuovere la causa ostativa entro la fine del 2019”. Quindi, per analogia, la stessa cosa dovrebbe valere per il 2020, causando la fuoriuscita dal regime dal 2021 (a meno che non venga sanata la causa ostativa).
Di diverso avviso appare la tesi del MEF che, a bocca della Sottosegretaria Cecilia Guerra in occasione di un convegno, ha precisato che i nuovi limiti e cause di esclusione entrerebbero già in vigore a partire dal 2020 in quanto lo Statuto del Contribuente farebbe letteralmente riferimento solo a nuovi adempimenti di natura fiscale e non già a diverse condizioni per l’applicazione del regime agevolato.
Nel dubbio non ci resta che attendere nuovi ed ufficiali chiarimenti.
Partono i PUC – Progetti Utili alla Collettività – per i percettori di Reddito di Cittadinanza
Lo scorso 8 gennaio è stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale, e quindi entra in vigore, il Decreto del Ministero del Lavoro del 22 ottobre 2019 secondo il quale tutti coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza saranno tenuti a svolgere i cosiddetti Puc, ovvero i progetti utili alla collettività, presso il Comune di residenza. I soggetti interessati, sia quelli inseriti nell’ambito del Patto per il Lavoro tenuto dalle competenti Uffici per l’Impiego, sia coloro che sono invece transitati negli elenchi del Patto per l’Inclusione Sociale, potranno essere chiamati a svolgere attività non retribuite in svariati ambiti su indicazione dei Comuni. Si va dall’assistenza domiciliare alle persone anziane alla manutenzione del verde pubblico. I Comuni gestiranno tali attività socialmente utili nel momento in cui in un determinato settore si riscontrino delle necessità specifiche attraverso la predisposizione di specifici progetti che prevederanno le tempistiche, le risorse da impiegare e le persone da coinvolgere. Il progetto potrà riguardare una nuova attività oppure un potenziamento di un’opera che è già iniziata. I soggetti impiegati dovranno garantire almeno 8 ore settimanali (e fino a 16 ore previo accordo tra le parti) ; in caso di inosservanza dell’obbligo da parte dei beneficiari questi potranno subire la perdita del sussidio.